Turismo esperienziale: evoluzione e consapevolezza
Oggi Daniela Scovotto, RT Specialist (Ricettività Turistica Specialist) ci parla di una vecchia nuova tendenza del turismo che sta prendendo piede soprattutto dopo il fermo della pandemia.
E’ il turismo esperienziale. Facciamo insieme a lei questo percorso per comprendere meglio di cosa si tratta.
Indice:
Viaggiare con le emozioni
Vacanze esperienziali alle quali non potrai più rinunciare
Viaggiare oggi è davvero alla portata di tutti, ma farlo con la consapevolezza di farne una vera e propria esperienza full immersion in paesaggi, tradizioni e culture diverse dal nostro quotidiano è un lusso che non tutti sanno ancora di potersi concedere.
Troppo spesso si pensa che viaggiare significhi usufruire di beni e servizi (ombrelloni, sedie, tavolini, cibo), ma da anni le tendenze di viaggio ci portano in un’altra dimensione, quella del viaggio nella conoscenza vera e fisica fatta di relazioni.
Offrire un pacchetto esperienziale ancora oggi è una bella frontiera da scoprire, ma la maggior parte degli host e di chi si occupa di accoglienza in generale ha ben capito il potenziale delle vacanze emozionali.
Turismo esperienziale e marketing emozionale
Si viaggia e si accrescono le proprie skill relazionali
Capita spesso di andare in posti dei quali non si sa poi tanto, ma basta scorgere volti e occhi locali che ci si sente subito a proprio agio. È il potere delle relazioni, viaggiatori e locals con lo stesso obiettivo. Conoscere e far conoscere un posto vivendolo come autoctoni. Non parliamo di scambio di informazioni ma di vita vissuta, concetto opposto al turismo di massa ormai messo all’angolo da circa un decennio.
Ed ecco che nel mondo ci sono persone che con tutta naturalezza ci attendono per accoglierci nelle loro case su palafitta oppure in strade colorate e con il profumo di cibi speziati. Ma la chiave di tutto questo dov’è?
Come accennato pocanzi la chiave sta nel farlo con naturalezza. Partecipare ad attività quotidiane e fare esperienze uniche dev’essere una necessità della nostra mente da viaggiatori consapevoli e con sete di conoscenza. Dall’altra parte accogliere e diffondere usi, costumi e tradizioni del proprio posto può solo apportare benefici alla propria comunità, come far conoscere piccole imprese familiari oppure far capire al viaggiatore di essere in un’esperienza irripetibile.
Next stop: convertire la destinazione in territorio
Ora che abbiamo capito che la nostra domanda più frequente da veri viaggiatori non è più “dove vogliamo andare”, ma è “quale esperienza vogliamo vivere”, siamo più che pronti a partire!
Il branding territoriale ci verrà incontro e lo storytelling del luogo si presenterà a noi non più come un’immagine da cartolina ma sotto forma di esperienza.
L’inversione di tendenza è già in atto da anni ma la vera storia del turismo esperienziale si sta costruendo ancora ora, dove chi offre esperienze ha un target di nicchia di riferimento al quale offrire esperienze componibili su misura. Ed è qui che l’host entra in gioco!
Il viaggiatore esperienziale non vuole solo la sua conoscenza ed abiltà, magari anche decennale, nell’accoglienza! Cerca nell’host l’evoluzione.
Potremmo definirlo l’host Experience o addirittura Adventure! Già diverse piattaforme come Airbnb in una sezione apposita permette all’host di diventare tale offrendo le esperienze più svariate a gruppi di persone interessate fino ad un massimo di 12 e con tempi che possono andare dai due ai dieci giorni.
Tutto organizzato dall’host nel minimo dettaglio, offrendo pacchetti esperienziali “fai da te”, come mungere una mucca, impastare il pane, raccogliere gli ortaggi, coltivare bambù, creare vasellame in terracotta, oppure fare rete con altri locals rafforzando anche il concetto di relazione tra pari che hanno lo stesso obiettivo di marketing territoriale.
Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno.
(Guy de Maupassant)
Daniela Scovotto, architetto e home stager RT Specialist
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